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Presentazioni

Dimenticare/Ricordare per non cancellare

di Giorgio Corrente


In un primo movimento oculare la mostra di Giovanni Crescimanni ci mette subito davanti a ricordi ed interpretazioni ormai cristallizzate, morte, che ci catapultano in un gioco infinito di labirinti e rituali rassicuranti. Siamo davanti ai quadri-specchi che riflettono le idee che ognuno si fa per accomodare al meglio l’irrappresentabilità delle stragi.

In questo gioco ormai abituale in cui i bombardamenti di immagini televisive ci ha saturato la mente a un punto tale da “toglierci” anche il sacrosanto ricorso al millenario “senso di colpa”, attraverso il subliminale cancellare automatico dei fotogrammi che rende alienante, che rende sterile ogni ricordo: se non posso dimenticare non posso neanche ricordare.

Questo primo mo-vi-mento lascia spazio ad un altro più inquietante: le immagini ci allontanano da fotografie e fotogrammi che indicano “verità”, ci comunicano qualcosa di emozionale, non è possibile un rispecchiamento, incontriamo invece l’altro da noi e di noi: “…Così, a causa d’una disposizione perversa a vedere le forme, i linguaggi e le ripetizioni, egli diventava insensibilmente, un cattivo soggetto politico….”, come Roland Barthes, come Giovanni Crescimanni.

L’espressione artistica ci aiuta a divenire “cattivi soggetti politici”, ci allontana dai fanatismi di Bi e Bu, ci permette di guardare e sentire l’orrore, di affrontare “il terrore senza nome”. Le prove non ci servono più per capire: mandanti, aguzzini, Stati coinvolti, basta guardare dal futuro, alterare per un attimo il vertice della nostra (in)coscienza, collocarci nell’inferno, nell’inconscio con la sua a-temporalità, luogo forse di costruzione metafisica dell’opera di Giovanni Crescimanni, dove tutto viene svelato senza l’intervento dei Servizi Segreti vari, le famose S.S. degli uni e degli altri. L’_ _ settembre è la conclusione di un disegno terroristico o l’inizio di una guerra altrettanto terroristica?
La verità desolante della strage va cercata nelle stragi successive: in quell’arte malata di concepire la distruttività di attuarla in nome di un disegno Divino. Il Divino, casomai esistesse, non c’entra e non è da confonderlo con il fanatismo ne’ con il troppo di-vino. I quadri di Giovanni Crescimanni ci tirano dentro la tragedia, capiamo e vediamo, dal crocevia del presente, ciò che è stato e ciò che sarà come in un Aleph borgesiano.

Ringrazio il pittore, questi sui quadri sono come luoghi di svelamento e purtroppo di smarrimento, luoghi della potenza del poter vedere e dell’impotenza nel poter contenere e trasformare. Come in un sogno di cui intravediamo ed interpretiamo qualche cosa di diverso, quest’opera, ci dà elementi che alimentano la nostra capacità di pensare, inversamente dalle fotografie e dai fotogrammi sopra accennati e dell’uso che se ne fa: ripetuto tentativo di distruggere la nostra pensabilità, la nostra capacità creativa. Se qualcuno invece preferisce far riferimento alla “coscienza”, alla “realtà”, basta che consulti il prezzo dell’indispensabile Oro Nero.

Giorgio Corrente, “Presentazione a mostra “REOPEN911”